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Rapimento e riscatto del ragazzo Stefano Giannini di Favale

Dietro questa triste vicenda, ch´ebbe inizio a Favale di Malvaro (S. Vincenzo) e terminò a Montebruno in Val Trebbia, nell´ottobre del 1607, vi era una faida che durava da anni tra le parentele dei Giannini, Cordani, Chiereghini e Pezzoli della Fontanabuona.
Le opposte fazioni, per attuare le loro vendette, si servivano di banditi che godevano della loro protezione. In quel periodo, erano due le bande rivali che incutevano terrore e rispetto: i Rovegni e i Maragliani.
I banditi Rovegni avevano parenti ad Avegno (valle di Recco) ed in Val Trebbia. La loro numerosa banda trovava rifugio a Compiano, in Val di Taro, Ducato di Parma. Essi imperversavano sui territori delle valli: Sturla, Fontanabuona, Aveto e Trebbia, arrivando fino a Varzi, in Valle Staffora. Come vedremo, nella nostra vicenda furono alleati del "clan" dei Giannini. Essi rivaleggiavano con la banda dei Maragliani della Val Bisagno i quali esercitavano la loro influenza nella Valle Scrivia, in Val Bisogno e in parte della Val Fontanabuona, campo di conflitto delle due avverse fazioni.
La contesa che stiamo per raccontare iniziò con un furto di bestiame a danno dei Cordani, eseguito dalla banda dei Rovegni, ovviamente, secondo l´opinione pubblica, per istigazione dei Giannini. Il bestiame rubato fu trasferito e venduto a Compiano, fatto che non lasciava dubbi sulla colpevolezza dei Rovegni.
La vendetta dei Cordani non tardò ad arrivare. Essi chiesero alla banda Maragliani di rapire il ragazzo Stefano, della famiglia dei Giannini, a scopo di estorsione per risarcimento del danno subito. Nella vicenda compaiono personaggi di Montebruno. Leggiamola trascritta dagli originali rapporti redatti, all´epoca, dal Capitano di Chiavari.

Ser.mo et Ecc.mi SS.ri

Con la lettera del 9 presente e supplica in essa incerta vedo quanto è stato supplicato VV. SS.rie Ser.me da Gio: Pezzolo in nome suo e altri Chiereghini, Cordani e Pezzoli, e se ben altro VV SS.rie Ser.me non mi comandano, per essa è certo che procedi di Giustizia, per quel figlio che fu preso con haver mira che gli huomini di quelle tre famiglie non siano indebita molestati, niente di meno do volentieri un poco di conto su sin tanto a VV SS.rie Ser.me, di quello segue. Fu preso quel garsone de Giannini ligato, e menato via da banditi, però ben si conobbe chiaro che cun loro erano huomini pratichi di quella villa, perché in errore li banditi che entrorno in casa pigliorno un altro figlietto, ma povero, e como furno in piazza con esso, quelli che non si lassiavano vedere le dissero che non era quello il figlio, e così tornorno in casa a cambiarlo, e la madre dalla fenestra li parve conoscere un Spampanino Garbarino pur di quella villa in la quale vi sono molti contrari a detti Giannini, e fra gli altri li Cordani, alli quali pochi giorni prima dalli Rovegni fu preso molti bestiami e condutti in Compiano como io scrissi a VV SS.rie Ser.me, nel processo sono qualche inditij che li Cordano dissero di volersene vendicare contro li suoi contrarij, anzi li proprij banditi quando pigliorno detto figlio le dissero siamo banditi, e la parte contraria delli Rovegni che pigliorno il bestiame alli Cordani e siamo qua per vendicarli nel resto li banditi erano li Maragliani Battino e Tognino, Tomaso delle Ferrere, un Tassino, et altri se ben non li mostrorno, qualche altri questo avviso l´hebbi da Torriglia, et il riscatto è statto fatto con questi istessi banditi presso Montebruno paese del Principe Doria per mezzo di Givi Garbarino spia di questi fatti che sta a Montebruno, Giberto Cazaza che tien taverna in la montagna di Rondanina Giur.ne di Torriglia, montagna dove non è ne case, ne chiese, ne habitatione alcuna, stanza particulare di banditi dove si va a far li contratti, e ne è mediatore anchora Beneditino de Barberi di Montebruno e Desiderio Garbarino tavernaro in detto luogo di Montebruno, e per parte di questi è statto fatto il riscatto di detto putto, è poi in quello istesso tempo che li Giannini andavano a ricercare il detto puppo, è diversi delle dette tre famiglie, di Chiereghini, Cordani e Pezzoli adorno a Montabruno, et a Fontanarossa, et hebbe qualche indizio che si videro con li detti banditi e per molte altre circostanze constano in questi processi.
Mi pare bene, riscattato il figlioletto, dar travaglio a dette famiglie per chiarire li colpevoli di questo delitto, e quelli che non haveano voluto andarli a dar soccorso alle stremite (stremità, bisogno, emergenza) che furono datte subbito seguita detta presa perché oltre che si poteva mettere in chiaro il delitto, si asserviva chi pensassi a vendicarsi per queste vie, e si dava soddisfazione alle parti offese le quali quando vedono che la giustizia intraprende la lor diffesa per vendicarla si quietano di farsela da loro, però sappino VV SS.rie Ser.me all´incontro che subbito che furno condutti qua assai, subbito si spedì le donne e poi di mano in mano prontati sono statti spediti tutti li huomini, et solamente resta in carcere dui colpatti d´altro delitto, sono pero tutti sotto sicurtà di presentarsi ad ogni nuovo indizio che venisse al fisco che tutto serva a VV. SS.rie Ser.me le quali se le paresse informare adesso di quello che segue a Montebruno luoghi del Principe Doria procurarle qualche rimedio, stimo io che il levare ai banditi quella comodità di quelli luoghi li venirebbe a restringere li passi tanto più, e quanto ho riofferto di sopra è statto narrato in questi processi se ben a me ha scritto da Torriglia che in quelli luoghi non è banditi, ma poiché desidero essere havvisato di continuo da quelle parti, supplico VV. SS.rie Ser.me se così le piacerà che non si tratti, ne che io scriva a questo, ne che habbi l´avviso da niuno di quella Corte, e con questa occasione rispondendo anche alla caris.ma de VV. SS.rie Ser.me delli otto pur presente in la quale mi raccomandano che procurassi di chiarire l´assassinamento del Vincenzo Marè,
Circa li banditi di presente non posso eccetto confermare quanto ultimamente scrissi a VV. SS.rie Ser.me che li Rovegni si partirno da Compiano, e temo assai che siano nel Dominio di VV. SS.rie Ser.me massime in la podesteria di Rapallo dove si è datto quelli ordini, e vado spingendoli certi per questo effetto in quelle parti, oltre di haver fatto far sicurtà alla maggior parte delli Parenti loro che non si accosteranno al Dominio, e rinfrescato li ordini delle stremite subbito che se ne ha notizia e con qualche castighi a quelli che li han introdutti si può sperare piglieranno qualche partito che tutto servi a VV. SS.rie Ser.me, e per fine le priego dal cielo salute.
In Chiavari li 16 ottobre 1607
Di VV. SS. Ser.me
SV aff.mo Bart.eo Garibaldo

Come si è già detto, nella trattativa del riscatto intervennero personaggi di Montebruno, probabilmente imparentati con i loro omonimi della Fontanabuona. Fra essi vi era un informatore del Capitano di Chiavari, che oggi verrebbe definito collaboratore di giustizia, allora più volgarmente si chiamava soltanto spia. I mediatori furono due di Montebruno, che patteggiarono coi banditi nella taverna di Giberto Cazaza, posta in luogo solitario e sicuro, sulla montagna sopra a Rondanina. I primi contatti con i sequestratori furono presi a Fontanarossa, in territorio posto sotto il dominio dei marchesi Malaspina di Pregola.
Il Capitano di Chiavari era pienamente informato su quanto stava succedendo in Val Trebbia, ma non poteva intervenire con i suoi Corsi. Inizialmente temeva per l´incolumità del ragazzo rapito, successivamente, dopo la liberazione dell´ostaggio, pur avendo la patente datagli dal Principe Doria che gli permetteva di operare nella giurisdizione di Torriglia, non ebbe l´ordine dai Serenissimi di Genova. Egli nelle sue lettere evidenziò più volte la scarsa collaborazione dei Commissari del Principe Doria e la necessità di colpire i banditi anche sul territorio dei feudi imperiali, ma non fu ascoltato.
Nella seguente lettera si informavano il Doge e i Collegi della liberazione di Stefano Giannini.

Ser.mo et Ecc.mi SS.ri
Per dar notizia a VV. SS.rie Ser.me di quel che segue, le dico che quel figlietto Steffano Gianino alla fine è stato riscattato per lire 400 e più doppie cinque di Spagna a Montebruno territorio del Principe Doria e resta chiarito chè stato preso da Battino e Tognino Maragliani, Tomaso delle Ferrere della Celesia, Perino Tassino uno suo nipote e altri, e tutti li maneggi si fanno in detto loco di Montebruno per questo sono informato e sono anche assicurato che oltre l´aiuto che hanno in detto loco di Montebruno vi hanno assai in Bezagno, dove dall´esame del figlio sanno che sono stati, e sono anche aiutati da gente di Montebruno inimici delli Gianini e ho qualche speranza di questi haverne nelle mani, sarebbe necessario restringere tutti i parenti di detti Maragliani per levarli da questi paesi.
Ho avuto anche notizia hoggi che li Rovegni sono partiti da Compiano per passare alla volta di Bezagno per andare alla Croce di Savignone, e poiché fanno loro viaggi di notte, se ben li mando li Corsi è difficile poterli far dare nella rete.
Se parrà a VV. SS.rie Ser.me far dar qualche ordine in Bezagno acciò non causino qualche altro disordine, faranno VV. SS.rie Ser.me quanto le piacerà.
E per fine le priego dal cielo salute. In Chiavari a 23 di ottobre 1607.
Di VV. SS.rie Ser.me
Sv aff.mo Bar.eo Garibaldo

Il Cap.no di Chiavari seppe dai suoi informatori quali erano gli spostamenti dei banditi, ma per mancanza di mezzi o di ordini superiori, non fu possibile organizzare una massiccia repressione contro di essi, come aveva palesato durante il sequestro. Il suo disappunto per questo traspare nelle sue lettere. Egli, non potendo fare altro, si limiterà ad informare il Doge e i Ser.mi Collegi con i seguenti rapporti, allegati a una sua lettera del 18 ottobre dello stesso anno:

Ser.mo et Ecc.mi SS.ri
Ieri subbito rilasciai di carcere il Chiarello corso, come le VV. SS.rie Ser.me mi hanno comandato per la loro del 14 presente, per la quale vedo come VV. SS.rie Ser.me haveranno consideratione a quanto le scrissi, intorno al particolare delli Rovegni banditti, intorno a quelli ho di poi avuto lettere de boni amici (informatori) che se ben alla venutta di quel Principe in Compiano erano essi banditti partitti di esso paese, li sono poi ritornatti, per avvisi che ho del 15 presente. E per dir,le proprio parole dell´aviso, son queste. Gli amici non sono ritornatti di là certo, anzi adesso attendono a far chialume(?) e darsi bontempo e ricrede che siano statti assicuratti maggiormenti di prima, che servi a VV. SS.rie Ser.me e di altra parte io ho aviso destinto di tutte le sorte de Banditti anche fidelle, de quelle con questo mando copia a VV. SS.rie Ser.me, perché siano informatti de tutto e sapiano dove li banditti pratichano e si trattengono e se parerà a VV. SS.rie Ser.me operare con li patroni di quelli luoghi che almeno di là si schachiano e con perseguita di continuo si metterà il Paese di VV. SS.rie Ser.me, che altrimenti questa povera Jurid.one che non ha altro trafficho eccetto questo di Lombardia resterà rovinata e per il loro negozio e per il mancamento di vetuaglie che vengono da quelle parte trattenendosi essi Rovegni poche miglia dalla Jurid.ne di VV. SS.rie Ser.me verso Valdesturla. La notta delli fochi et annime, mi è parso strano non fussi nel piego (plico) ne facio fare una altra copia ben che ne ho mandato una a cotesti SS.ri dell´Uff.io dell´Arsenalle che mella hanno anche ricercata. E per fine le prego dal cielo salutte.
Di Chiavari ildì . 18 . di ottobre . 1607
DD VV. SS. Ser.me
V.S. aff.mo Bar.eo Garibaldo

Segue la trascrizione dei rapporti allegati a quest´ultima lettera.

Li banditi Rovegni, o altri simili travagliano quelli poveri homini della Podesteria di Rapallo, perché di più di quanto ho avisato intorno a essi a VV. SS.rie Ser.me per qualche diligenze che vò facendo contro li Borghesi di Rapallo che bona parte stimo sijno causa che detti Banditti vi vegono e se vi trattengono, vado scoprendo che sono statti diverse altre volte nel Borgo e che di notte vi passeggiano et hanno sino a tentato che il tamborlinero che quelle hore di notte han, trovato per il Borgo, batti la stromia (campane a stormo) per far uscire fora la gente di casa e poter exeguire le loro voglie, e tre giorni sono nella propria villa di Lorsega appresso la Ventarolla dove fu preso quel tale Segale che poi ne fugì li proprij dui Banditti, nel proprio luogho quello hanno scorso un altro Segale, et uno di Martino con due done che travaglivano in certii soi beni, e con un sasso hanno ferito il detto delli doi il Segale, dicendoli che vogliono li scuti cento, per il riscatto di quello altro Segale che fugì. Io mandai uno barexello con alquanti corsi per quelle parti con occasione di ovviare il malle sopra certe feste in Fontanabona et altri luoghi, però essendo li Corsi pochi per mandarli in quelle parte non mi risolsi che passassero avanti per tema di qualche disordine a loro, adesso con essere assicurato che a Montebruno che vi si tratiene grossa moba (dal genovese: mobba = brigata, compagnia) di Banditti in quel Monastero, la maggior parte di Bizagno. Con l´occasione delle patente che VV. SS.rie SS.me mi hanno mandato del Principe Doria volentieri li manderei, però trattandosi di mandar fori dallo Dominio diece o dodici corsi, non me li so rissolvere e delli 16 che mi restano vi ne sono tre o quattro inhabbili per malatia, sino a quando sono venutti di costì, doi de quali è forza che li mandi costì all´ospitale di che mi è parso dar aviso a VV. SS.rie Ser.me.
Sarebbe anche necessario come già le ho segnato servirsi di qualche spia e questo e il più assertatto comanderanno VV. SS.rie Ser.me in tutto quello che le occorrerà, benché io spero che essi Baditti si asteniranno in qualche parte per le diligenze che vò facendo intorno a questo particolare in quello Borgo e Podesteria. Et hoggi intendo che il detto Segale statto feritto di sassata sta malle. Et in fine li prego dal cielo salute.
Li Rovegni sono in Compiano ma doi di loro sono quasi in continuo a Bobio, Savatarello, ma più si trattengono in Varsi in lo Monastero dei fratti di S.to Agostino che vi è, con essi sono quasi sempre in Varsi Marchetto Cozzo di Borsonascha, Caramello et Antonio da Trebecho vi vanno ancora ivi con li prenominatti Gianello de Michelle e Benedetto Cavè e chi havesse licenza di andar lì si farebbe all´improviso certa presa. Il corso di detto Gianello e Canè è di Compiano in Val de Avetto in la Ventarolla a Lorsega et a Bargagli e tal volta a Ossi (Uscio?) villa de Recho. Quando vogliono passare a Bobio o Varsi si portano in Val de Avetto, tirando per la costa di Ciffalco et il monte di Orezi e vanno a callare di uno miglio appresso Bobio. Sono rissetatti ancora ad Arpe, villa di là della Trebbia sete miglia, stado de Malaspini.
L´altra compagnia sono tredici cioè, Battino, Tognino, Stefano e Giorgio Maragliani, Tomassio Ferreri un Tassino dui Cavagnari gli altri non so ancora per nome, li loro viagli sono da Bisagno a Moranegho, alla Scofferria, verso Montoglio, da Roccatagliata, in Barbazelatta e qualche volta di notte a Montebruno, ma di raro. Ma cossì a questi come a quelli di sopra sarà faticosa cosa il prenderli chi non ha spie loro amici che li vendino; Niceggi Repetto che sta in Val de Avetto sarebbe ottimo per attaccarla alli Rovegni et altri di quella fatione, qualche de Cresci di Roccatagliata o Carboni di Moranegho o de Ricci de Montaggio sarebbero boni per vendere gli altri se particularmenti intendero oltre lo sopra.

In questi documenti non compaiono i nomi dei Rovegni componenti la banda, ma con moltissime probabilità essi erano discendenti da quelli stessi Rovegni, banditi che furono presenti all´atto di pace sancito a Casanova di Rovegno, il 1° novembre del 1571.
E´ significativo ricordare che, nell´anno seguente a questi fatti (1608), la podesteria di Rapallo si staccò definitivamente da Chiavari, divenendo nuovo Capitanato della Rep.ca di Genova.

Le notizie storiche qui trascritte provengono dall´Archivio di Stato di Genova, Sala Senarega, filza n° 598.

G. Ferretti: "Raccolta di notizie storiche"