CRAC

I FERETI DI FONTANEGLI

Il recatto di Gieronimo Fereto de Fontaneggi.
Il nobile Bartolomeo Fereto ebbe tre figli: Francesco, Geronimo e Stefano. Geronimo e suo cugino Gio. Pietro Passaggi, il 25 giugno del 1582, furono rapiti da banditi, lungo la strada che da Fontanegli porta a Viganego. Per liberarli, il vecchio Bartolomeo pagò un riscatto di 250 scudi.
Leggiamo le deposizioni dei due rapiti:

1582 Agosto...nel Borgo di Recco nella casa Apolinari.
Gio. Pietro Passaggi, sotto giuramento.
Interrogato di quando fu catturato dai banditi. Risponde:
Un sabato che fu il 25 di giugno il doppo disnero venendo da Viganego dove che eravamo andati a salasso in compagnia di Georgio Passagi mi cugino Gieronimo Fereto Bartolomeo Rivarolo figlio del Fornarino quando fumo gionti in un loco detto chian de Ghero lontano da Fontaneggi un miglio e meso giunsero ivi dieci homini armati tutti di archibuggi tre de quali vennero alla nostra volta ne dissero di che loco eravamo como stavamo noi li dissemo veramente chi eremo poi ne menarno fuori di strada e parlorno con il Georgio et il Bartolomeo poi li mandorno via, non so quello che li dissero da poi dissero al detto Gieronimo e a me che bisognava restassimo cò loro sino a tanto che il padre di detto Gieronimo li mandasse li denari, a noi prima ne domandorno cinquanta scudi di presto (prestito) li dissimo che non avevamo denari che li manderebbemo a pigliare.
Loro dissero che avevano mandato già lo Bartolomeo e Georgio a pigliarli, ne condussero poi alla volta de Fassia (M.te Fasce) in ono loco detto Croce in lo quale loco stetemo sino alla notte, mentre che eravamo in detto loco detto Croce capitorno altri tre cò li soi archibuggi.
Dappoi la sera circa le 23 hore tre di detti homini armati cioè, delli primi diece andarno verso la marina per quanto dissero a far apparecchiar da sena. Dappoi circa le 24 hore ne menarono in giù mi credo o a Sori o Bogiasco cioè alle ville a presso certe case dove che li ritrovamo quelli tre che havevano mandato a far apparecchiar da sena da ona di quelle case ne fu portato da mangiare in una fassia (fascia). Lo portarono quelli tre che erano andati inanti, presero il mangiare in quelle case cioè, in ona di quelle lontana dal loco dove che mangiamo forse uno tiro de archibuggio. Dappoi di aver mangiato andammo verso la montagna quando fummo in certe castagne dormimmo forse una hora poi delli detti tredici se ne partirno sette quali dissero che volevano andare a Fontaneggi a pigliare il recatto (riscatto). Nel far del giorno gli altri sei che restorno con noi ne condussero in una tana dove che ne fecero entrare et li intrarmo. Ancora ne condussero in detta tana forsi cinquanta passi, dicevano che quella tana durava ben tre miglia in la quale ne fecero star fino alle 23 hore da poi la sera ritornamo nel medesimo loco dove eravamo andati la sera inanti, nel quale loco cenammo, cioè quelli sei che erano restati con noi lo Gieronimo e io.
Da poi de havere mangiato essendo di notte ne condussero sopra ono monte dove che passammo tutta la notte et il giorno seguente che fu di lunedì, dapoi la sera calammo alquanto a basso di detto monte dove che quelli sei dissero che aspettavano gli altri sette che erano andati per il recatto così la sera che era quasi notte copitorno quelli sette quali ne dissero che stessemo allegramente che no valutassimo de cosa alcuna che haverebbero il recatto.
Dappoi di essere cenati in certe fassie ne condussero per altre strade verso il monte, doi di essi sene andarno via dicendo che andavano per risposta del recatto. Noi ne condussero in uno bosco tra meso Sori e Recho quale è molto spesso (fitto) che non ne potevamo uscire, dove ne fecero stare fino all´indomani alle 22 hore in circa. Poi ne fecero montare verso Fassia (M.te Fasce) sopra uno monte dove dicono Prao chi vi capitorno quelli doi che erano andati per il recatto, alcuni fra di loro erano molto astissati (arrabbiati). Da poi di aver cenato me lassorno andare, mi fecero accompagnare da uno garsone che può havere 18 anni in circa al quale dicevano la Fregatina, quale mi accompagnò sino a quel loco dove la sera andavamo a mangiare, dappoi quel garsone parlò a un giovine forse de venticinque anni le disse semi voleva accompagnare sino a Fontaneggi quello le disse de sì, così dormei in certa paggia, poi circa la mesa notte mi posi in cammino per andare verso Fontaneggi, quello mi accompagnava mi faceva andare inanti, mi accompagnò sino a San Georgio de Bavari poi se ne andò, quando giunsi in detto loco era nel far del giorno.
Interrogato
Risponde: Io non li ho conosciuti li erano uno di media statura co´ un capello di feltro alla francese co´ un paro di calsoni di tela turchina un pezzo di catena d´oro al collo al quale dicevano il Capitanio, un altro che si chiamava Luogotenente della medesima statura o poco più grande co´ poca barba alquanto bionda co´ un pezzo di catena al collo, un altro che si chiamava Antonio e gli dicevano nostro homo giovine di statura assai grande a quale mancava un dente dinanti, un altro si chiamava Nicolino di statura grande con barba negra spessa, un altro che si chiama il Bruxao, un altro di bassa statura Guerso, altri che non mi ricordo como li dicessero salvo che gli ne era uno a chi dicevano Franco Lenza un altro Mezaasta.
Interrogato.
Risponde: non dormimmo in casa alcuna, ma alla campagna como ho detto nò so in loco perché no sono pratico di quelli paesi, non andavamo se no di notte perché di giorno ne facevano fermare.
Interrogato.
Risponde: No fece cenno che venisse a parlare ne a me ne a quelli homini armati, salvo quello chi ne accompagnava sino al loco dove mangiavamo.
Interrogato su chi li portava il cibo
Risponde: Se ne andavano a pigliare e lo portavano dove eravamo, una volta ne portò quel garsone a quale dicevano la Fregatine.
Interrogato.
Risponde: Quando eravamo in li monti di Fassa (Fasce), passavano delli armati co´ qualche d´uno parlavano, qualche d´uno voleva dare qualche cosa da mangiare, ma non ne volsero.
Interrogato.
Risponde: Io no ne conobbi quelli che ragionorno co´ detti armati erano homini de montagna.
Interrogato.
Risponde: Quelli tali stavano con gran sospetto, facevano sempre fare le sue sentinelle.
Interrogato.
Risponde: Io non so come se sia andata la cosa del recatto, salvo che ho sentito dire che mio barba Bartolomeo Fereto le dette trecento scudi.

Detto luogo di Recco.
Interrogatorio del teste Fereto Gieronimo.
Interrogato sotto giuramento.
Risponde: Del mese di giugno passato l´indomani della festa di San Gio.Batta che fu in uno sabbato mattino, essendomi partito da Fontaneggi da casa mia, in compagnia di Gio. Petro Passaggi, Bartolomeo Rivarollo, Giorgio Passaggi figlio di Batta per andar a uccellare (gironzolare) alle Parissole (Apparizione?) così andammo fino a Viganego, essendo in detto loco di Viganego avendo falito la via videmo uno che si chiama Colino de Prele che era in un suo campo che tagliava il grano il quale chiamammo dicendoli che ne mostrassi la via ne disse che montassimo sopra, ne mostrò la via, andamo a casa di Bellano Carbone tavernaro, dove che andamo a mangiare, lo detto Colino venne a mangiare con noi; mangiamo sopra la piazza di detto Bellano, il quale chiamamo che era in suo campo che tagliava grano, ne apparecchiò da mangiare, dappoi di haver mangiato lo Georgico ed io pensamo di andare a casa del prete per caleze (cortesia), essendo andati a casa del prete di Viganego, dappoi di havere parlato con detto prete ritornamo a casa del detto Bellano dove le avevamo lassato il detto Gio. Petro e Bartolomeo e li travammo anchora lo detto Bellano, notario Jacobino Berbero, una Carbone de Nervi che si è ritirato in detto loco per paura della peste altri che no mi ricordo che fussero quali giocavano.
Appoi noi cioè, Gio. Petro, Georgio, Bartolomeo si partimmo per andare alla volta di Fontaneggi. Venne co´ noi detto Bellano, Colino, Jacobino Berbero e quel Carbone, quali vennero sino in uno loco detto le Prele pescando in la giera ( greto del torrente) con la mazza, sentimo sparare una archibugiata, fra noi quattro dissemo che potrebbero anchora essere li Descalsi e dissimo di andare per la giera, poi andamo per li boschi, lassemo queli in giera che pescavano, ma solamente noi quatro se ne andavamo quando gionsemo in uno loco detto Chian de Ghera incontramo li banditi nascosti che si erano messi alla posta per prenderne. In anche andando Bartolomeo Rivarolo e Gio. Petro Passaggi andavano avanti, dissero qui sete (siete) detti banditi che era al numero di diece ne capitorno adosso domandorno al Bartolomeo e al Gio. Petro quale era il figlio di M. Bartolomeo Feretto loro me gli mostrarno dicendo che ero io, dappoi detti banditi mi chiamorno dicendo che andassi li dove erano loro, ricusando io di andarli dissero che handassimo tutti che bisognava che handassimo, così handamo ne fecero andare sopra la strada, quando li fossimo se assettorno dissero che avevano bisogno di cinquanta scudi che bisognava che ghe li daressemo, retenero lo Gio. Petro e io, Bartolomeo e lo Georgio li mandorno via, poi ne fecero andare sopra a uno monte dormimo un pezzo sotto uno arboro di castagne poi ne condussero in una tana, dove che ne fecero stare fino alla sera, dapoi la sera uscimo fuori, ne menorno in certi boschi dove che alcuni di loro andavano a pigliare da mangiare, poi di havere mangiato ne condussero in cima de uno monte molto alto dave che dormimo quella notte, stesemo poi tutto il giorno sequente ci fu portato da mangiare per uno garsone che li dicevano Fregatine, poi l´altro giorno ne condussero in uno bosco molto spesso dove che stetemo tutto quello giorno, e li portarno alla sera da mangiare, poi l´altro giorno andamo sopra de uno monte dove dicono Fopiano che va su in alto, dappoi di essere cenati, nel quale loco lassorno detto Gio. Petro, me condussero lontano dal detto loco per parecchie miglia, poi dormimo sotto uno arboro di castagna.
In quel loco stettero tutto il giorno seguente, in quel loco li fu portato da mangiare da uno garsone al quale dicevano la Fregatina, dapoi la sera andamo sopra uno altro monte se portarno da mangiare, ivi stetemo tutto quel giorno fino alla sera, dapoi di havere mangiato furono mandati a chiamare, andamo presso Viganego, io mi posi a dormire, poi essendomi dessiato (svegliato), quelli soli che mi avevano preso, avendomi prestato uno ferraiolo (mantello) me lo domandorno, poi avendoglielo datto mi dissero che mi andassi con Dio avendo avuto ducentocinquanta scudi per lo mio recatto, de trecento che mio padre li aveva mandato gli ne rimandarno indietro di detti trecento scudi cinquanta dicendo che quelli glieli donavano.
Interrogato.
Risponde:Io non so quale fussero coloro che ci portarno li denari del recatto, ma erano homini di Bargaggi, quali poi mi accompagnorno fino a casa de mio padre.
Interrogato.
Risponde: Si chiamavano fra loro Capitanio, Luogotenente, Nostro homo, Compagno simili nomi, gli era uno al quale dicevano Meolino, uno che si fa dire Gio. Langaschino altri nomi stravaganti.
Interrogato.
Risponde: No dormimo mai in casa alcuna ma sempre alla campagna, no si fidavano dicevano che no volevano essere presi vivi, che se qualcuno li voleva prendere che si volevano difendere.
Interrogato.
Risponde: Ne hano mai per caso incontrato homini che io hebbi conosciuto.
Interrogato.
Risponde: Mentre che andavamo mi tenevano più nascosto che potevano.

Come appare dai verbali sopra trascritti, l´inchiesta sul rapimento a scopo di estorsione fu condotta nella podesteria di Recco. La banda che attuò il sequestro era molto numerosa, Geronimo Fereto sospettò che fosse quella dei Massa, ma non è da escludere che i mandanti fossero i suoi cugini, costretti al bando da suo padre. Essi avrebbero, in tal modo, vendicata l´ingiusta perdita totale dei loro beni. Soltanto con ulteriori prove si potrà dimostrare la credibilità di questa ipotesi. 

Fonte: Archivio di Stato di Genova, A.S. Rota Criminale 1226.