TRADIZIONE ORALE ( a cura di Guido Ferretti ) - pag. 7

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      Nei loro racconti ricordavano anche la visita che la Regina Elena di Savoia fece al Sempione durante i lavori. La Sovrana volle entrare nella galleria in costruzione e rivolse la parola proprio a Giorgio (detto Ciucìn), minatore di Casoni che, armato di mazzetta e ferro da mine, stava eseguendo un foro nella roccia su una delle pareti laterali del tunnel. La Regina gli chiese: “Come è possibile che un ferro a punta piatta faccia un foro tondo?”
      Il minatore, giovane e piccolo di statura, davanti all’alta Regina, si emozionò talmente che non riuscì a rispondere.
      I minatori casonesi rimasero al Sempione stabilmente per tutta la durata dell’opera, cioè oltre sette anni.
      Essi abitavano a Iselle, nel comune di Trasquera. Il loro numero fu sempre tale da poter formare, come minimo, due squadre di minatori, ognuna composta, in taluni casi, da venti turnisti.
      Il lavoro procedeva senza soste, 24 ore su 24, su tre turni di otto ore.
      Con l’aiuto dei familiari aprirono due locande che davano vitto e alloggio a tutta la comunità.
      Al Sempione morì, in giovane età, Ferretti Maria, la prima moglie di Michele (Michelèn) e nel 1905 a Iselle nacque Ferretti Virginio (Gino), figlio di Agostino (u Ferretti) della famiglia “Cacciou”.
      Questa famiglia gestiva una delle due locande, mentre l’altra apparteneva alla famiglia dei “Giamanti” di Casoni.
      In quel periodo (1901-1902) morirono due figli di Bartolomeo Ferretti dei Zan (detto l’Americano): Giovanni morì di malattia contratta sul lavoro, suo fratello più giovane di lui, Gio Maria rimase ucciso dallo scoppio accidentale di una mina.
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